ORIGINI DELLO SHIATSU
Cercare di ricostruire una storia attendibile dello shiatsu è probabilmente poco realistico, ci limiteremo in questa sede a tratteggiare rapidamente gli elementi principali che ne caratterizzano la nascita e la diffusione.
E’ possibile comunque sostenere che oggi il termine shiatsu, coniato in epoca relativamente recente da T. Namikoshi, si riferisce in realtà ad una tecnica composita, la cui evoluzione passa attraverso tradizioni e interpretazioni diversificate, trasmesse da maestro a discepolo per mezzo dell’insegnamento pratico, per cui talvolta ci si accorge che sotto lo stesso termine si raggruppano, in realtà, tecniche piuttosto differenti le une dalle altre.
Si può però provare a tracciare un breve profilo storico della medicina tradizionale giapponese, così da potere inquadrare, almeno approssimativamente, il contesto in cui si sono sviluppate in Oriente le tecniche da cui successivamente è derivato lo shiatsu.
L’influsso cinese
In primo luogo, parlare di medicina tradizionale giapponese vuol dire in realtà parlare di medicina cinese, la cui influenza divenne determinante in Giappone a partire almeno dal VI secolo d.C. Ciò non significa che prima di tale data non esistesse in Giappone alcuna tecnica medica. Così come in Corea e in Vietnam, sicuramente anche nelle Isole esisteva una medicina popolare autoctona, di cui però non rimangono tracce sicure.
L’origine storica della stessa medicina cinese è assai incerta. Il più importante e antico testo scritto cui è possibile fare riferimento è lo Nei Ching So Wen – Ling Shu, attribuito al mitico imperatore Giallo. Ma anche la datazione del Canone risulta molto difficile. Si tratta in ogni caso di un’opera certamente antichissima, di cui sono andate perse alcune parti e a cui si sono aggiunti, in epoche posteriori, commenti e nuove sezioni. È comunque sicuro che le origini della medicina cinese debbano essere cercate assai in là nel tempo, e lo dimostrerebbe in ogni caso l’esistenza dei cosiddetti ‘caratteri medici’, ideogrammi incisi su osso, risalenti al XIII o XIV secolo a.C.
Non si cercherà di percorrere qui i tremila e più anni di storia che riguardano la medicina cinese. Basti dire che essa progredì e si sviluppò nei secoli, mantenendo contemporaneamente quella caratteristica di atemporalità che permette al ricercatore attuale di rivolgersi al Nei Ching così come ai più recenti trattati di agopuntura della Repubblica Popolare Cinese certo di trovarvi allo stesso modo motivi di studio e riflessione.
L’evoluzione della medicina cinese, legata alla matrice filosofica taoista, fu stimolata e arricchita dalle sollecitazioni culturali provenienti dall’India e dall’Iran, dall’influenza del buddhismo, che ne divenne veicolo involontario, dal confucianesimo e in ogni caso dall’incontro con tutte le etnie rappresentate in Asia. A sua volta, la medicina cinese fu elemento culturale di grande influenza unificatrice, dal Tibet alla Corea, dalla Mongolia al Vietnam.
La variabile giapponese
I contatti tra Cina e Giappone furono per lungo tempo in gran parte mediati dalla vicina Corea; da qui, tra il VII e I’VIII secolo d.C., molti bonzi (monaci) con preparazione medica si trasferirono in Giappone per insegnarvi il buddhismo e la medicina.
La fase di sinizzazione vera e propria iniziò probabilmente attorno al 561 d.C., quando il medico cinese Chi Chung si trasferì nelle Isole con circa centosessanta opere di agopuntura, moxa e teoria medica generale. Vennero progressivamente tradotti in giapponese i trattati medici più importanti, così che, nonostante le ricorrenti reazioni nazionalistiche, possiamo trovare interamente riportata nello Ishin‑ho di Tamba Yasuyori (X secolo d.C.) la Teoria dei quattro elementi, di origine buddhista, sostanziosi riferimenti al Nei Ching, alle Mille ricette preziose e ad altri testi cinesi purtroppo andati persi e conosciuti solo grazie alle citazioni dello Ishin‑ho.
Tra le varie scuole buddhiste che nel frattempo fiorirono in Giappone, ha particolare rilievo storico lo zen, fondato dal monaco Eisai (1141‑1215 d.C.) nel monastero di Shojokuj, ad Hakata; esso è una diretta derivazione del buddhismo di scuola cinese Chan. Lo zen ebbe stretti rapporti con lo sviluppo della medicina, della poesia e delle arti, così come delle tecniche respiratorie e di quelle marziali, nate anch’esse in Cina e poi assimilate e rielaborate dal fagocitante sincretismo giapponese. Ed è assai probabile che, allora come oggi, fu proprio nei monasteri zen che le tecniche di terapia manuale si affermarono, influenzando nel tempo anche le tecniche laiche minori.
Continuò così, in stretta dipendenza dai classici sinici, lo sviluppo della medicina giapponese, anche se dal XVI secolo in poi la medicina e la chirurgia occidentali cominciarono a essere presenti sulle Isole e, sempre in quel periodo, il confucianesimo riuscì a estromettere dalla professione i bonzi‑medici, sostituendoli con praticanti laici.
Lo shiatsu
È necessario ribadire, a questo punto, che una parte delle tecniche mediche originariamente importate dalla Cina erano appunto tecniche di manipolazione corporea, quali l’ancho e il do‑in. Risalendo ancora più in là nel tempo, nel IV libro del Nei Ching, nel capitolo dedicato ai differenti metodi di trattamento e prescrizioni appropriate, troviamo un importante riferimento. Infatti, nel paragrafo dedicato alla descrizione delle condizioni climatiche e geografiche in cui è opportuno utilizzare le varie tecniche (agopuntura, moxa, erboristeria, eccetera) è detto anche che «Nelle regioni del centro le popolazioni mangiano cibi variati e non si stancano nel lavoro. Soffrono di paralisi, raffreddamento e febbre. Queste malattie vengono curate da esercizi di respirazione, massaggi della pelle e della carne, esercizi delle mani e dei piedi».
Visto il contesto, appare evidente che questi massaggi della pelle e della carne sono strumenti tecnici coerenti con l’insieme di regole teoriche esposte nel resto dell’opera (Teoria dei cinque movimenti, dello yin e dello yang, dei meridiani, eccetera) e poco hanno a che vedere con il massaggio come generalmente inteso in Occidente.
Si può quindi ragionevolmente ipotizzare che fino da allora (e si parla come minimo di almeno duemila anni fa) si ha notizia scritta di tecniche assimilabili almeno in parte allo shiatsu moderno, quantomeno nelle sue forme collegate alla medicina cinese. Sicuramente tali tecniche manuali si espressero poi in modi diversificati a seconda delle influenze geografiche, etniche e temporali che le possono avere condizionate.
Come per l’agopuntura, si possono ipotizzare fasi di sviluppo e crisi, il fiorire di scuole poi sparite senza lasciare traccia, scoperte fatte e poi dimenticate infinite volte. Ma in ogni caso, a testimonianza di una loro profondissima radice vitale, tali tecniche sono giunte fino ai tempi moderni, superando senza eccessivi traumi anche l’incontro‑scontro con la medicina occidentale, riuscendo anzi a penetrare proprio in Europa e in America, dove riscuotono ormai un interesse sempre maggiore.
In Cina, Giappone, Tailandia, Corea, Vietnam esistono attualmente forme diverse ma sostanzialmente simili di tecniche corporee, provenienti dallo stesso ceppo.
In Giappone, dall’ancho probabilmente derivò la tecnica anma e dalla diagnosi addominale tattile derivò l’ampuku. In epoca moderna, ampuku e anma furono poi associate dai terapisti giapponesi ad altre tecniche di massaggio, anche occidentali, alla chiropratica e alla fisioterapia, come avviene nello stile di T. Namikoshi, a cui va il merito di avere coniato il termine shiatsu, di aver fatto riconoscere la sua tecnica dal governo Giapponese e di averla poi diffusa in Giappone e in Occidente.
Si è formato così quello che da circa sessant’anni è chiamato shiatsu e che, come già detto, comprende in sé anime piuttosto diversificate e di varia provenienza anche dal punto di vista storico. Peraltro, proprio in questa sua molteplicità risiede anche la sua vitalità.
Mai come nelle terapie che richiedono il contatto fisico con il paziente, la capacità di rivivificare la tecnica tramite l’interpretazione soggettiva diventa fondamentale nella pratica.
A partire però, è bene sottolinearlo, da un ben consolidato impianto tecnico e teorico.
Chi fosse interessato ad un approfondimento maggiore può eventualmente consultare la sezione “Elementi di diagnosi energetica nella tecnica shiatsu” curata dal Caposcuola Fabio Zagato nel libro “ Medicina tradizionale cinese per lo shiatsu e il tuina “ – Volume I – Casa Editrice Ambrosiana – 2001 Milano.
Per info tel. Maurizio 335-5877537 – sorridi33@gmail.com
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